Con la televisione e i media, gli schermi digitali stanno rubando la scena ai giornali realizzati su carta stampata.
Quotidiani italiani, a giugno stampati il dieci per cento in meno dei giornali. Secondo Blitz quotidiano, “Se continua così, a colpi di 100 mila copie perse ogni anno, nel giro di una dozzina d’anni non ci sarà più una copia di carta in circolazione”.
E continua: Che fine farà la più o meno libera ma abbastanza variegata informazione professionale nella nostra cara Italia? Resteranno le varie “bestie” e i social network, roba buona per gli zombie di Beppe Grillo”.
Le dure asserzioni di Blitz Quotidiano – un giornale online italiano fondato da Marco Benedetto e diretto da Alberto Francavilla – si riferiscono alla drastica riduzione delle vendite in edicola dei giornali quotidiani registrate nel mese di giugno, già da tempo in forte ascesa.
Si tratta di una vera e propria crisi dei quotidiani. Le vendite sono ulteriormente diminuite del dieci per cento e, se si continua così, ben presto la pratica dell’informazione su carta stampata cesserà d’esistere definitivamente.
Ma comunque prima o poi sarebbe inevitabilmente accaduto: con l’avvento della televisione e dei media, il diffondersi delle varie tecnologie, gli schermi digitali stanno rubando la scena alla carta stampata. Già Massimo D’Alema ai suoi tempi disse: guardate la tv, non leggete i giornali.
Politica e quotidiani, una relazione conflittuale
Politica e giornali non vanno molto d’accordo. Difatti, se non fosse stato per l’ex premier Mario Draghi ai giornalisti avrebbero anche tolto le pensioni. Con l’avvento del web sono nate le prime testate giornalistiche digitali: ad oggi il numero dei quotidiani online è esorbitante.
Ad oggi i quotidiani online riportano bilanci in utile, abbonamenti in crescita e ricavi pubblicitari. La loro diffusione è iniziata nel 1990 negli Stati Uniti, grazie al quotidiano UsaToday. Fu il primo giornale ac apparire anche in rete, offrendo ai propri clienti un abbonamento mensile del costo di 18 dollari. Paolo Madron fondatore di Lettera 43 e Marco Alfieri, il direttore di Linkiesta hanno parlato dell’indifferenza da parte delle istituzioni nei confronti dei giornali online.